poesie

 

Cauda Pavonis

 

 

 

Vai piccolo d’uomo vai

 

Vai fragile animale vai

 

Deponi pure la stagione infante

 

Per l’ora seduta stante

 

Ma varca pure questa stretta

 

Infila la tua coda negletta

 

Senza indugio incuneati tra le maglie

 

Esaltati in nobili battaglie

 

Lotta vivi e ama

 

Non farti derubare l’anima

 

Scappa prima della fatidica sostituzione

 

Dei mirabili sensi con l’istruzione

 

del mutante bruco prendi esempio

 

che tolto dal bozzolo suo tempio

 

farfalla cangiante si presenta

 

Lieve, cromatica e contenta

 

Lascia quindi l’estrema tua malformazione

 

Scoprirti l’ala di gigantesca passione

 

 

 

Alex Zanardi eroe del vento

 

 

 

 

 

 

Alex il grande

 

L’Eroe eternamente presente

 

Alex il campione di tenacia

 

La vittima mercuriale forse

 

Alex figlio del Vento

 

E del Tempo

 

Appeso all’Albero sacrificale

 

L’uomo menomato perduto spacciato

 

Pel culto dell’Eroe tanto onorato

 

Sono ora gli Dei

 

A sancire il tuo già tragico destino

 

 

 

Inno al moribondo di Pasquetta

 

 

 

 

Presentarti vorrei viandante distratto

 

un vecchio pero solitario

 

crepato dalla testa ai piedi

 

ma che osa ergersi ancora

 

davanti ai tuoi occhi annebbiati

 

Quella vistosa e aperta ferita sta forse lì a ricordare

 

la sfrenatezza che nel tourbillon delle difficoltà

 

informa la vita

 

Questo essere oscurato dall’impudenza e dall’arroganza

 

di chi guarda ma non vede

 

da oggi avrà un nome

 

semplice ma porterà una iniziale

 

Moribondo potrà sembrarti

 

pronto a trapassare da un momento all’altro

 

eppure ad ogni primavera

 

contravvenendo a tutte le ragioni fiorisce

 

quasi a volerci indicare che il senso della vita è

 

la vita stessa

 

Amico Pero, quando ho la fortuna di passarti accanto

 

e di vederti senza guardarti

 

so che mi senti come è vero che io sento te

 

In quel tempo privo di lancette

 

in cui le frontiere osano dilatarsi

 

e le apparenze impertinenti pian piano svaniscono

 

Io sono te e tu sei me

 

Il poeta ben sa d’altronde

 

che la conoscenza vera e più profonda

 

non è parente con l’avere né col sapere

 

ma si compie per via d’essere

 

Anzi d’artessere.

 

Così questo indegno poema ti ringrazia

 

dall’avere trasmutato oggi per Pasquetta

 

il solito stronzo in Pero.

 

 

 

 

 

 

(1+√5)/2

 

 

 

L’Amore opera

 

Secondo esatte proporzioni

 

Rinchiudendo due corpi

 

In uno

 

Di ciascuno esso distilla

 

L’essenza vera e più completa

 

Scolpendone col Fuoco

 

I nomi sulla Pietra

 

 

 

 

 

Lapis

 

 

 

Pietra

 

Mi hai invocato

 

Ed ora ti appartengo

 

Vedevo in te un segno

 

Ti pensavo un concetto

 

Soltanto dopo morto

 

Il tuo veleno ha avuto effetto

 

Luce gioia candore

 

Fuoco acqua amore

 

Da allora in me hai preso corpo

 

Da allora in te sono risorto

 

 

 

 

 

Noia

 

 

 

 

 

Ad ogni declino

 

       o ad ogni sosta,

 

       causa l’oblio degli dei

 

       o il canto pigro del diavolo,

 

       come una sottile fredda pioggia

 

       dal nulla scendi ghiacciandoci le ossa.

 

       Spegni e rispegni antichi calori,

 

       sei l’alba dei più banali splendori.

 

 

 

       O noia, mia fedele nemica,

 

       tu non sai che lacerando il mio corpo

 

       dalle crepaglie la mia anima s’invola

 

       lasciandoti come preda una carcassa vuota e presuntuosa,

       così vuota… da fare riflettere anche te.